domenica 28 giugno 2015

YouTube vs Cinema

Salve a tutti, oggi parlerò di un argomento correlato al cinema:  YouTube.

First things first: cos'è YouTube?
Per chi non lo conoscesse (praticamente nessuno) YouTube è una piattaforma di video-sharing creata nel 2005 da Chad Hurley. Di proprietà di Google dall'ottobre del 2006, è il terzo sito web più visitato al mondo dopo Google e Facebook. L'azienda ha sede a San Jose (California).
[fonte:Wikipedia].

YouTube permette ad ogni utente iscritto di caricare video personali e di condividerli virtualmente con chiunque, ossia un nuovo mezzo per farsi conoscere o per scambiare con gli altri le proprie passioni attraverso un breve video. Ed è qui che entra in gioco il fattore cinematografico.

Personalmente amo YouTube perchè mi permette di "visualizzare" un sacco di persone talentuose che hanno successo tramite i loro video, che  -con gli standard di oggi-  sono diventati di così alto livello che sembrano dei veri e propri trailer cinematografici. Queste persone, gli YouTubers traggono profitto dalle "views" degli utenti. Gli Youtubers dopo un certo numero di visualizzazioni stipulano una partnership con il server di YouTube che paga in base ad uno standard di visualizzazioni del video (0,50-1,50$/1000 views). Ma non solo: uno YouTuber di spicco (e.g. Ryan Higa, o il famosissimo gamer Pewdiepie) diventa una vera e propria "star" e motivo di ispirazione per chi con YouTube vuole guadagnarsi da vivere. Il lavoro dello YouTuber è libero dal punto di vista degli orari o delle pubblicazioni dei video, ma ad alti livelli è di 24/7. Inoltre questi personaggi sono diventati gettonati a tal punto da diventare influenti per quanto riguarda i release dei giochi o i trailer di film: persone comuni che fanno cose poco comuni dunque. Molti famosi Youtubers hanno fatto comparse in video musicali, film, giurie di filmati ecc..
fonte: immagini
YouTube inoltre è diventato un mezzo per cercare i trailer dei film che vengono pubblicati dalla ditta cinematografica sul proprio canale; oltre alla pubblicazione del trailer, l'utente  può trovare cortometraggi extra (tipo i contenuti speciali nei dvd) come i "behind the scenes" o i "bloopers" degli attori.
Questa piattaforma di video-sharing ospita inoltre pubblicità di prodotti di molte ditte, un po' come la pubblicità prima del film al cinema, o la pausa pubblicitaria tra la fine primo tempo e l'inizio del secondo tempo quando si è sdraiati davanti al televisore, a casa propria.

fonte: immagini
Insomma, la mia intenzione era quella di fare riflettere il lettore sul potenziale enorme che sta acquisendo YouTube giorno dopo giorno per la condivisione di video di ogni genere, e magari la nascita di qualche nuovo regista o attore tra i milioni di utenti registrati.. Non si può negare che è un luogo dove la gente connessa ad Internet ama passare il tempo (oltre i social, chiaramente).

Secondo voi il ruolo di YouTube potrebbe diventare così importante che un giorno diventerà la piattaforma principale per esprimere le proprie doti cinematografiche?
E, più in generale, potrebbe diventare uno dei principali mezzi per trovare lavoro?
Dite la vostra in un commento!
Un saluto,
Luca.

venerdì 26 giugno 2015

L'influenza del cinema nei nostri modi di fare e di vivere.

Molte cose sono cambiate da quando, nel lontano 1896, i fratelli Auguste e Louis Lumière, registi e produttori del primo film della storia della cinematografia, L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat”, che fecero proiettare al Salon indien du Grand Café di Parigi. Il rapporto dell'uomo con il cinema e con la filmografia in più di 100 anni è totalmente cambiata. Fino all'arrivo delle prime TV, l'unico modo per poter vedere un film era andare in un Cinema e assistere ad uno spettacolo in uno di questi. 


Nel corso del XXesimo secolo, il fenomeno cinema va sempre più sviluppandosi in Italia, partendo dagli inizi del 1900 quando arrivano nella penisola i primi cinema come a Napoli, Roma, Milano,Salerno e Bari. Fin dal primo momento gli italiani accolgono benissimo questa nuova forma di arte e spettacolo, dando vita cosi nel secondo decennio del '900 al così detto periodo aureo. Fin dagli albori la cinematografia italiana è stata spesso utilizzata a scopi propagandistici. Nel 1924 viene fondato infatti da Benito Mussolini l'istituto Luce che si occupava di tutta la produzione cinematografica sotto il regime fascista. Infatti Mussolini capì che tramite film di stampo propagandistico poteva avere sempre più consensi e dunque far avvicinare il popolo al Partito anche perchè il consenso era alla base del regime.


Dopo la caduta del regime si sviluppa una corrente in Italia chiamata Neorealismo, con registi del calibro di Vittorio De Sica, che si allontana totalmente dal mondo ideale che si era andato a sviluppare durante il Ventennio, avvicinandosi per lo più al mondo dei lavoratori e di analizzare la vita della gente comune, fino ad arrivare successivamente al cinema d'autore degli anni '50 e '60.  Gli italiani fin dal primo momento hanno accolto benissimo ogni movimento e sfaccettatura del cinema italiano.
Fino alla nascita della RAI che avverrà nel 1954, l'unico modo per poter assistere ad uno spettacolo era quello di recarsi al cinema.

Con l'arrivo della TV il rapporto dell'uomo con il cinema è cominciato a cambiare grazie alla possibilità di poter vedere un lungometraggio all'interno delle abitazioni. Con l'arrivo delle TV private e con una programmazione molto più vasta sia da parte della RAI che di altre TV private gli italiani cominciano ad allontanarsi dal cinema in quanto tale e questo porterà alla crisi del cinema dell'ultimo decennio del XXesimo secolo.

Viene a mancare infatti proprio il legame fondamentale che congiungeva il regista e il suo pubblico che molto spesso si trova infatti costretto a girare per la televisione o per la pubblicità.
Solo successivamente con l'arrivo del nuovo millennio si comincia a ricucire il rapporto tra il pubblico e il cinema, forse anche grazie a nuove tecnologie nate quali ad esempio il 3D, che porta molto stupore ed è accolto in maniera fenomenale, e grazie anche al lavoro di nuovi registi e sceneggiatori italiani come Moretti e Sorrentino.




        (Nell'immagine  Barack e Michelle Obama mentre assistono alla visione del Superbowl in 3d)

Il rapporto del pubblico con il cinema può essere preso come esempio su come la tecnologia e il digitale abbia dettato i tempi della vita dell'uomo. Alle origini della cinematografia mondiale l'uomo si è dimostrato entusiasta del cinema e ha accolto alla grande questa forma di arte per poi cominciare ad allontanarsi dalla stessa e tornando ad avvicinarsi solo con l'arrivo delle nuove tecnologie e come l'uomo sia sempre attratto da tutto ciò che viene etichettato come nuovo e come innovativo. Come il cinema abbia cambiato la vita dell'uomo, può essere preso come punto di riferimento della Rivoluzione Digitale dell'uomo e su come il digitale abbia cambiato noi, la nostra cultura e il nostro modo di vivere.


mercoledì 17 giugno 2015

Evoluzione della cinepresa



Oggi vi parlerò della nascita e dell'evoluzione dei metodi di registrazione delle immagini cinematografiche. Tutto nacque molti anni fa, nel 1892, quando i fratelli Lumière progettarono e costruirono il loro primo cinematografo.


fonte : immagini


Ma prima facciamo un passo indietro: com'è nata la macchina da presa?
Già a partire dal 1850 vennero effettuati molti tentativi per la cattura delle immagini, prima con l'utilizzo di camere oscure e successivamente -con ulteriori raffinamenti e geniali intuizioni, tra cui l'uso di una pellicola in sostituzione alla carta- vennero messe in commercio dalla Kodak nel 1888 le prime macchine fotografiche, economiche e molto utili. Venne dunque spontaneo interrogarsi dell'effetto che avrebbero prodotto delle foto messe in sequenza e fatte scorrere davanti ad una fonte di luce.

Le prime macchine da presa erano prive del sonoro, molto instabili perchè il film-la pellicola di cellulosa- era altamente infiammabile, ma suscitarono nel pubblico un interesse immediato.
Il cinematografo Lumière era una macchina da presa che in un solo apparato era duplicatore e proiettore. Entrambi gli apparati utilizzavano la pellicola perforata da 35 mm, che veniva trascinata con l'aiuto di un trascinatore. Il cinematografo faceva tuttavia scorrere il film in verticale invece che in orizzontale e corrispondeva perciò ampiamente alla moderna tecnica della macchina da presa [fonte:Wikipedia]. 
Per il sonoro inizialmente si doveva isolare la macchina da presa dal registratore, poichè essa era molto rumorosa; succesivamente vennero ideati i Blimp, delle "custodie" in grado di contenere il suono della cinepresa e permettere così la registrazione del sonoro nella stessa sede.

Nel 1928 la Kodak sviluppò un cinematografo su 8mm, pratico e maneggevole, che venne utilizzato sia in ambito famigliare ma soprattutto per il giornalismo. La macchina da ripresa della Kodak diede l'avvio allo sviluppo della videocamera.
Quest'ultima rivoluzionò molto il modo di filmare: era più leggera, meno ingombrante e molto tecnologica, caratteristiche molto importanti che fecero della videocamera uno strumento di successo, sebbene in ambito televisivo e cinematografico di alto livello si preferì continuare con le cineprese da 8 e 16mm.

Di seguito cito un paragrafo tratto da Wikipedia: 
"La costante evoluzione della tecnologia tende a far convergere le macchine di ripresa: sempre più di frequente si hanno macchine "all in one", specialmente con l'avvento dell'alta definizione. Fotocamere in grado di fare ottimi video ed oggi le prime videocamere con ottiche intercambiabili e sensore fotografico. Tutto questo a costi sempre più accessibili e ancora con formule ibride non ben assestate nel mercato video, che rappresentano però il futuro e l'evoluzione della specie."
         


In questo paragrafo salta all'occhio che più la tecnologia avanza con l'avvento del digitale, più il mondo della registrazione si evolve. In poco più di un secolo la macchina da ripresa ha avuto una crescita esponenziale, con l'avvento di nuove tecniche di editing video, molto più agevoli ed accessibili anche agli amatori. 


fonte: immagini

Ora però voglio fare a voi lettori una domanda: secondo voi, questa crescita tecnologica nel campo cinematografico si potrebbe rivelare un disastro del modo di far cinema per via dell'accessibilità degli strumenti da parte di tutti?
Grazie della lettura, 
Luca.

domenica 14 giugno 2015

Una costante nella storia del cinema: la Stop Motion.

La Stop Motion (in italiano, passo a uno) è una tecnica di animazione che viene usata nel cinema sin dai primi albori di quest’ultimo. Che sia una puppet animation, claymation o un cutout poco importa, perché ciò che conta è che essa è nata insieme al cinema: i primi utilizzi documentati sono quelli di Georges Méliès, considerato padre degli effetti speciali, nei primi anni del secolo scorso. 

Ma partiamo dall’inizio: cos’è e come funziona la Stop Motion?
La Stop Motion è una tecnica di animazione che usa, in alternativa al disegno a mano, oggetti inanimati mossi progressivamente, spostati e fotografati a ogni cambio di posizione; le immagini vengono poi proiettate in sequenza per dare l’illusione di un movimento continuo. 
Il lavoro dell’animatore Stop Motion è particolarmente laborioso, e spesso si lavora in grandi team per realizzare qualche minuto di film; infatti per ogni secondo di animazione servono 24 fotografie nelle quali il personaggio o oggetto vanno spostati in modo millimetrico.

Perché è una tecnica così interessante?
Dal punto di vista storico, la Stop Motion è a tutti gli effetti l’antenata dei moderni effetti speciali fatti a computer. Quando ancora il digitale non c’era e non era diffuso, era così che nel cinema si creavano figure fantastiche e irreali. Le prime due pellicole realizzate anche con questa tecnica, risalenti agli anni ’30, e poi riprese da registi dei nostri giorni quali Peter Jackson e Steven Spielberg, sono King Kong (1933) e The Lost World (1925).
La Produttrice Arianne Sutner la definisce una forma d'arte in cui “I personaggi sono tangibilmente reali, i set che li circondano sono costruiti a mano, e tutto è raffigurato in tre dimensioni.”
Il Produttore Travis Knight afferma: "E' un processo che risale agli albori del cinema, con un fascino, un calore ed una bellezza che nessun’altra forma di animazione – seppur meravigliosa- ha. E per ottenere il massimo, bisogna considerare ogni ripresa un’acrobazia.”
Il Supervisore all'animazione Brad Schiff osserva "C'è una sorta di anima nel processo di stop-motion; e questo nasce dalla tattilità e dal contatto con ciò che si sta lavorando."

Tra gli anni ’30 e gli anni ’80 la Stop Motion fu la tecnica più usata per gli effetti speciali, e venne poi mano a mano messa da parte con l’arrivo del digitale.
Ma grazie al suo immenso fascino e le qualità uniche descritte anche da chi nel cinema ci lavora da anni, questa tecnica non è mai diventata obsoleta; anche se ora è protagonista per lo più nei film di animazione, negli ultimi trent’anni, grazie a registi come Tim Burton, non ha mai smesso di passare sui nostri schermi.
Fonte


Esempi famosi di stop-motion vanno da The Nightmare Before Christmas (1994) -il film più complesso ed elaborato all’epoca della realizzazione-, a La sposa cadavere (2005), per arrivare fino a Coraline e la porta magica (2009) e Paranorman (2012)
Con la certezza che anche con l’avvento di nuove e bellissime e realisticissime tecniche lo Stop Motion non passerà mai, grazie al contatto diretto che esso offre all’animatore con il propri personaggi e\o oggetti, che regalano emozioni uniche, vi saluto.
Alla prossima puntata!





giovedì 11 giugno 2015

Star War: semplice restauro o riedizione d'autore?

Faccio una premessa a questo post, così capirete che cosa mi ha ispirato a scriverlo.

Oggi guardando per la milionesima volta Il ritorno dello Jedi mi sono resa conto che c'era qualcosa che non andava. L'ultima scena, l'inquadratura dei Fantasmi della Forza Obi-Wan, Yoda e Anakin era diversa dal solito. Io mi ricordavo che Anakin comparisse nella sua versione giovane, ancora bello e umano al 100%, non un signore un po' avanti con l'età, molto simile al Darth Fener senza maschera che Luke vede mentre sta morendo. Ho rivisto la scena due o tre volte prima di chiedermi che cosa avessi bevuto per ricordarmela diversa. In realtà ho scoperto di non essere impazzita ma di aver preso il DVD sbagliato dalla custodia. É venuto fuori che avevo guardato la versione cinematografica originale, quella del 1983.

Così ora ho deciso di parlarvi di quello che è il “restauro” di Star Wars. (NB le virgoletto in restauro non sono un caso.)

Prima di inoltrarci nella storia della trilogia, ricordiamo che cosa si intende per restauro cinematografico.

Il restauro cinematografico nasce inizialmente dall'esigenza di ripristinare le funzioni del film, eliminare i difetti dovuti all'usura del tempo, ma anche porre dei miglioramenti all'immagine e al suono grazie alle nuove tecnologie. Andando avanti con gli anni, però, il restauro è diventato una vera e propria ricerca dell'archetipo. Proprio come il filologo confronta minuziosamente ogni edizioni di un'opera per ricreare l'originale, allo stesso modo un restauratore cinematografico confronta tutto il materiale che ha a sua disposizione (negativi, positivi, giornalieri, scene tagliate, riassunti di produzione, documenti dell'ufficio della censura, scritti del regista e di altri) per ridare vita al film. Ovviamente questo processo non deve stravolgere l'opera ma migliorarla, anche in vista del pubblico che cambia.

Per quanto riguarda Star Wars questa accezione di restauro può essere applicata solo in parte. La trilogia originale, come si è solito indicare gli episodi IV, V e VI, non è stata semplicemente restaurata ma è diventata una “riedizione d'autore”.

Nel 1997 per il ventesimo anniversario dell'uscita di Una nuova speranza George Lucas decise di riproporre sul grande schermo i tre film, giocando sul termine restauro e proponendo in realtà una nuova edizione della stessa. A seguito dell'uscita della nuova trilogia, altre modifiche sono state compiute per dare coerenza e unità alle due trilogie.

Le due versioni della scena finale de Il ritorno dello Jedi  (Fonte immagine)


É in questo ambito che si situa la modifica alla scena finale del sesto film, che mi ha lasciata perplessa. Oltre alla sostituzione di Anakin, sono state aggiunte alcune scene che mostrano Coruscant, la sede del Senato Galattico nella nuova trilogia. In particolare hanno inserito Hayden Christensen al posto di Sebastian Shaw. E secondo alcuni nei prossimi anni potrebbe uscire una nuova versione ancora e invece di Alec Guinness vedremo Ewan McGregor, l'Obi-Wan della nuova trilogia.

Il restauro più letterale è invece servito a supplire le mancanze di tecnologie adeguate a un film di fantascienza della portata di Guerre Stellari. Per esempio l'aggiunta di strane creature nell'antro di Jabba the Hutt o la resa più realistica di scene di volo del “veicolo fluttuante” di Luke. Inoltre sono state reinserite scene inizialmente tagliate o che non erano state sfruttate perchè non abbastanza sofisticate a livello di effetti speciali.

Benché George Lucas avesse detto chiaramente che le versioni originali non sarebbero state più messe in commercio, i DVD della trilogia offrono entrambe, lasciando a ciascuno l'ardua scelta di quale vedere.

Quindi se mai vi capitasse di avere tra le mani un cofanetto con tutte e due le versioni state attenti e prendete quella giusta! 

Grazie per l'attenzione




mercoledì 10 giugno 2015

martedì 2 giugno 2015

Film a 360° by Google

Avete mai desiderato seguire le vicende di un personaggio secondario, al quale il regista dedica pochissimo spazio e magari non vi racconta neanche che fine fa? Oppure esplorare una qualche parte della scenografia, scegliere un sentiero diverso rispetto a quello che ha imboccato il protagonista? Vedere un'azione non come spettatori ma proprio dentro, come se anche voi foste parte del film? Da oggi è possibile grazie a Google Spotlight Stories.

Google Spotlight Stories è un'app di Google ora disponibile nel Play Store per Android, anche se non tutti i dispositivi sono ancora compatibili con essa, e a breve verrà distribuita anche una versione nell'App Store per iPhone e iPod.

Ecco la descrizione dell'app, come compare nel Play Store:

“Immergiti nella realtà della narrazione personalizzata per i dispositivi mobili. Tecnici e registi famosi animano le storie utilizzando le ultime innovazioni della tecnologia per dispositivi mobili. Grazie all'animazione 3D e 2D, ai video sferici a 360° di qualità cinematografica, all'audio SoundSphere e alle tecniche di fusione dei sensori, lo schermo diventa una finestra sulla storia che si sviluppa intorno a te. Esplora i paraggi, segui singoli personaggi, riguarda la storia tutte le volte che vuoi. Ogni volta vivrai un'esperienza diversa. Google Spotlight Stories è il cinema a tua disposizione sui dispositivi mobili.”

I film non possono essere visti in streaming ma devono essere scaricati e saranno visibili sia con questa app (che prima del 26 maggio era disponibile solo per i Motorola) sia con Cardboard, lo strumento di Google per la realtà virtuale. I corti sono stati girati con quattro videocamere Epic RED con definizione 6K e ognuno di essi può pesare fino a 1GB. Ciononostante, la gestione del filmato è molto leggera per il telefono perché il processore renderizza solo la parte che viene effettivamente vista: appena il 25% del totale.
 
Un partecipante alla conferenza Google I/O del 2014 prova la Google Cardboard (Foto di Andrej Sokolow/picture-alliance/dpa/AP Images)

Fino ad ora sono stati realizzati quarto cortometraggi, tre animato e uno con attori veri. Quest'ultimo si intitola Help ed è stato diretto da Justin Lin, regista di quattro episodi della saga Fast & Furious, e parla di una pioggia meteoritica che si abbatte su Los Angeles. Invece due dei corti danno vita a un “film interattivo” poiché lo spettatore, grazie al suo Cardboard, sposta lo sguardo e prosegue con le vicende solo quando ha trovato il luogo esatto dove si svolgeranno le azioni.

Inoltre Google ha rilasciato un kit per i filmmakers che vorranno creare da soli le proprie stoire interattive mettendo a disposizione gli strumenti per storyboarding, music e sound design, publishing e test sui diversi modelli di smartphone.

A questo punto non ci resta altro che scaricare Spotlight Stories e vedere se questa nuovo modo di guardare un film è davvero interessante oppure no. Chissà, forse un giorno quando si andrà al cinema invece di un paio di occhiali 3D indosseremo un Cadboard e ciascuno di noi avrà la sua personale visione del film. Per adesso ci accontentiamo di usare i telefonini.

Grazie per l'attenzione,

giovedì 28 maggio 2015

Un cambiamento di orizzonti nella cinematografia...Dal PC al Social Network

In questo blogpost vorrei volgere la mia attenzione verso il cambiamento che l'arrivo del digitale ha causato sullo sviluppo della cinematografia mondiale facendo sì che alcuni registi come Joshua Michael Stern o David Fincher rivolgessero la loro attenzione verso la storia di Steve Jobs (fondatore di Apple) in “Jobs” nel primo caso e nelle varie fasi di realizzazione del Social Network più noto al mondo, Facebook , partendo da un'idea di Mark Zuckerberg in “The Social Network”.

In “Jobs” Joshua Michael Stern realizza una biografia di Steve Jobs. Il film prende il via con un Steve Jobs anziano per poi tornare alle origini della Apple Computer con un lungo flashback. Stern racconta le cause che hanno portato alla fondazione di Apple. Il regista spiega che ciò che ha dato il “la” ad Apple è stata in prima analisi la collaborazione di Jobs con il suo amico Steve Wozniak,con cui riuscirà a realizzare il primo Apple. In un primo momento Steve Jobs viene finanziato da Paul Terrell e solo successivamente da Mike Markkula senza i quali non si sarebbe mai arrivato a cio che è oggi la Apple. I due amici sviluppano il nuovo “Apple ][”. Quest'ultimo avrà un successo strepitoso e arrivano introiti per Jobs e Wozniak. Con questi introiti la loro società riuscirà a realizzare il “Macintosh” ,un vero e proprio personal computer. Successivamente il film salta alla seconda metà degli anni '90 dove Jobs cercherà di modificare totalmente la sua società e la porterà ad essere ciò che ,ancora oggi ,dopo la sua morte, è.

      (Fonte immagine)


In “The social Network” David Fincher analizza lo sviluppo dell'idea “Facebook”. Mark Zuckerberg, uno studente di Harvard, comincia a sviluppare un'idea chiamata “FaceMash” con cui è possibile dare un voto alle ragazze dell'università. Successivamente influenzato dall'idea dei gemelli Winklevoss e con il contributo del suo amico Eduardo Saverin comincia lo sviluppo del progetto “TheFacebook” ,un sito per connettere in un primo momento solo gli studenti di Harvard ed avere notizie degli stessi. Capendo il potenziale del suo progetto Zuckerberg cerca di modificare il social network in un primo momento cercando di far connettere tutta l'America per poi far connettere tutto il mondo. Quando Zuckerberg e il suo amico Saverin incontrano Sean Parker quest'ultimo convince loro a modificare il nome del Social facendolo diventare ciò che è ancora oggi “Facebook”. Sean Parker aiuterà Zuckerberg ad avere sempre più finanziamenti e a mettere ai margini del progetto il primo finanziatore Saverin. Dopo il successo mondiale del social Zuckerberg prende parte a cause giudiziare contro di lui sia da parte dei gemelli Winklevoss che da parte di Saverin. In entrambi i casi Zuckerberg andrà incontro ad una transazione in entrambe le cause.



A mio avviso sia David Fincher che Joshua Michael Stern vogliono far capire con i loro lungometraggi che non basta solo un'idea per entrare nel mondo della tecnologia e del digitale ma c'è bisogno di tanti finanziamenti e di tanta fortuna. In entrambi i film risulta evidente l'intento dei registi di far vedere come due ragazzi con un'idea valida e con tanta costanza sono in grado di cambiare il mondo ed infatti nei due film si vede come queste idee in un primo momento abbracciano solo una piccola parte dell'umanità per poi diventare ciò che sono oggi, cioè strumenti utilizzati da tutta la popolazione mondiale. Con queste due opere cinematografiche i registi ci fanno capire come si è sviluppata un idea legata al mondo del digitale facendoci capire ciò che sono oggi. David Fincher e Joshua Michael Stern creano una storia romanzata, pur restando molto vicini alla storia vera dei due grandi personaggi dell'era digitale, e parafrasando le due storie riescono a rendere appetibile ai più una storia di vita legata al mondo tecnologico.

Per me i due registi con questi due film influenzano e fanno appassionare anche chi non è mai stato appassionato al tema, cercando di far sognare (naturalmente con le giuste misure e con i giusti aiuti) ad entrare nel mondo della tecnologia, come farà in un secondo momento anche Morten Tyldum con “The Imitation Game” lungometraggio che racconta vita e opere di Alan Turing, matematico, logico e crittografo inglese, soprattutto raccontando la vita dello stesso durante la seconda guerra mondiale e i suoi tentativi di decodifica di messaggi in codice tedeschi codificati dalla macchina Enigma.


Questi opere cinematografiche sono un esempio di come il mondo del cinema stia anche cercando d'allargare i propri orizzonti provando a raccontare lo sviluppo del digitale e di come questo sviluppo abbia totalmente cambiato i modi di vivere dell'umanità. Infatti in questi film si raccontano anche il cambiamento nel modo di vivere dell'uomo. E' un esempio di come cinematografia e sviluppo digitale vadano a braccetto.


Gennaro

giovedì 21 maggio 2015

"2001: Odissea nello spazio" secondo me

In questo blogpost vorrei parlarvi di quella che è la mia interpretazione di 2001: Odissea nello spazio. Non mi avvalgo di onniscenza e tutto ciò che dirò non è altro se non le sensazioni e le idee che sono nate a seguito della visione di questo di film capolavoro di Stanley Kubrick del 1968.

Dal punto di vista puramente cinematografico, tralasciando la trama e i contenuti, 2001: Odissea nello spazio rappresenta un nuovo modo di creare un film di fantascienza. Lo si potrebbe definire un film di fantascienza “per adulti”. Non perché i temi trattati siano sconsigliati a un pubblico di bambini ma per l'approccio del regista nel girare il film. I silenzi prevalgono sui discorsi, le scene di contemplazione dello spazio con le navi spaziali che volano, anzi ballano, sulle note del Danubio Blu di Strauss, le sequenze di immagini psichedeliche su Giove. Sembra quasi che Kubrick avesse intenzione di girare un documentario dell'evoluzione umana più che un film di fantascienza.
Tuttavia il tema centrale, il viaggio nello spazio, non può che chiudere ogni possibile discussione riguardo al genere del film.

Quando si parla di 2001: Odissea nello spazio la maggior parte degli spettatori si chiede quale significato possa avere il Monolito che ciclicamente compare nel film per alterare l'equilibrio delle creature che lo circondano e cerca una possibile spiegazione al finale, una delle scene più criptiche. Non è mia intenzione dare interpretazioni filosofiche al film, bensì provare a vederlo sotto una luce distopistica.


La parte centrale del film racconta il viaggio, che è una vera e proprio odissea, della nave spaziale Discovery 1 verso Giove. L'equipaggio è formato da tre membri ibernati, che saranno risvegliati una volta giunti a destinazione, due astronauti coscienti, che gestiscono la nave, e Hal.

Hal 9000 è un supercomputer dotato di una sofistica intelligenza artificiale, così sofisticata da permettergli non solo di controllare ogni azione all'interno della nave, ma di dialogare con i due astronauti, di giocare con loro a scacchi. É da considerarsi un membro dell'equipaggio a tutti gli effetti. Prima della partenza viene chiesto all'equipaggio se Hal possa provare emozioni. Loro non sono in grado di rispondere a tale domanda ma alla fine del film lo spettatore potrebbe dire di sì.

Gli elaboratori della serie 9000, la serie di Hal, non hanno mai commesso errori, e se mai se ne fosse verificato uno sarebbe stato generato da una svista umana. Eppure a un certo punto Hal commette un errore. Gli astronauti non sanno come comportarsi, l'unica soluzione è disattivarlo lasciando accese solo le funzioni necessarie a continuare il viaggio. Nonostante le precauzioni prese prima di discuterne, Hal si rende conto della cospirazione in atto contro di lui e cerca di fermarla. Durante una sostituzione esterna elimina uno dei due astronauti, poi, mentre l'altro è fuori a recuperare il corpo, manda in avaria le macchine che tengono in vita gli uomini ibernati.
L'unico membro dell'equipaggio sopravvissuto alla strage “uccide” a sua volta Hal, dando vita a una delle scene più drammatiche del film. Prima di morire Hal ha una sorta di regressione all'infanzia, ricordando i suoi primi momenti di vita e la canzoncina Giro Giro Tondo che il suo istruttore gli aveva insegnato.


(Fonte immagine: Wikipedia)

Tra tutte le domande che il film ci pone, quella che più mi colpisce riguarda Hal. La rivoluzione digitale ci avvicina sempre di più al mondo creato da Kubrick. Le macchine assumono ruoli sempre più importanti nelle nostre vite, noi possiamo già parlare con loro (chi non ha mai ceduto alla tentazione di scambiare due parole con Siri?). Ma allora è questo il nostro destino? Un mondo dove anche le macchine sono guidate dal nostro stesso istinto di sopravvivenza e sono disposte a ucciderci? E il Monolito si staglierà imperturbabile su di noi, aiutandoci ad evolvere, come è stato per le scimmie, o a creare malfunzionamenti nelle macchine, come è stato per Hal?

Per concludere riporto le parole di George Lucas riguardo al film: “Negli anni '50 la scienza ha prevalso sulla fantasia e il romanzesco è stato più o meno abbandonato, man mano che i viaggi nello spazio e la tecnica venivano in primo piano. In questo filone, il capolavoro è 2001: Odissea nello spazio, uno dei miei film preferiti, in cui tutto è scientificamente esatto e immaginato partendo dal possibile. È veramente l'apice della fantascienza .”

Grazie per l'attenzione,

lunedì 18 maggio 2015

Pellicola vs Digitale

Dal 1 gennaio 2014, tutte le nuove uscite cinematografiche sono distribuite solo in formato digitale, e non più su pellicola.
Perché ciò è avvenuto? Il motivo è semplice: non ci sono più pellicole. Fujifilm e Kodak hanno sospeso – in tempi diversi – la produzione delle pizze, costringendo le troupe cinematografiche a girare con i fondi di magazzino che riescono a reperire. Quando poi le scorte sono terminate o quasi, tutte le produzioni hanno effettuato il passaggio dalla registrazione su pellicola da 35mm al formato digitale.

Ma cosa comporta tutto questo? Quali sono le principali differenze tra un film girato e proiettato da pellicola, e uno interamente digitale? E soprattutto, qual è migliore?

Partiamo dall’inizio e analizziamo le due modalità.

Pellicola
Cos’è e come funziona: Una pellicola cinematografica è un nastro perforato su uno o due lati. La parte sensibile alla luce è un composto a base d’argento, mentre per il supporto prima si utilizzò la cellulosa (alto rischio di incendio!) poi successivamente il triacetato di cellulosa, un po' meno trasparente, ma di fatto il più diffuso a livello mondiale, e successivamente in poliestere, più flessibile e resistente, ma anche più sottile. 
La pellicola cinematografica contiene una serie di immagini fotografiche orizzontali (fotogrammi) -che raccolte formano una “pizza”-, che vengono proiettate in successione tramite un apposito proiettore cinematografico. Un otturatore interrompe il flusso luminoso (sia in ripresa, sia in proiezione) nell'istante in cui avviene il passaggio tra un fotogramma e il successivo. Poi il fotogramma si ferma nella finestrella per una frazione di secondo (24 fotogrammi al secondo dal 1928).
Il formato standard in uso dal 1928 è 35mm.
Fonte
Produzione Digitale
Cos’è e come funziona: Il centro dell’universo cinematografico è rappresentato dal Digital Cinema Package (DCP), una collezione di file digitali contenenti i flussi dati audio e video del film. Solitamente ogni DCP è strutturato in una serie di file MXF (Material exchange format), utilizzati per contenere le informazioni video ed audio oltre a file ausiliari in formato XML. Ogni file viene sottoposto ad un processo di codifica e compressione: i file così ottenuti vengono infine criptati, così da evitare che possano essere “recuperati” e utilizzati per scopi illegali. Una volta finito questo “trattamento”, i film digitali sono salvati all'interno di particolari hard disk. Gli hard disk vengono poi recapitati direttamente alla sala di proiezione, dove verranno utilizzati per caricare il film all'interno del server che gestisce l'impianto di riproduzione.

The Wolf Of Wall Street di Martin Scorsese (2013) è il primo film ad essere distribuito esclusivamente in formato digitale.


Digitale, i Pro e i Contro:

Pro: Più economico rispetto alla pellicola, stampare una copia in pellicola costa dai 500 ai 1000€, mentre un DCP viene da 150 a 300€. Le attrezzature per realizzare un film in digitale – dalle telecamere ai carrelli – costano molto meno rispetto ai macchinari necessari per girare un film analogico.
Pro: Con il digitale è possibile usare il set a 360 gradi; essendo le necessità di illuminazione della scena molto più basse rispetto alla pellicola si possono usare molte camere contemporaneamente. Inoltre la preparazione del set è più veloce e meno rigida nei confronti di possibili errori di allestimento o illuminazione, ai quali è possibile rimediare in post produzione.
Pro: Il video digitale è già pronto per la post produzione digitale, dove è possibile praticare la correzione del colore, modificare fondali e cancellare dettagli sbagliati.
Pro: La possibilità in fase di produzione di dare riscontri anticipati sulla qualità del materiale girato; mentre sono in corso le riprese, sul monitor di controllo del film è possibile vedere la scena e la resa finale del girato.
Pro: Accessibilità: ormai chiunque con un budget ristretto e una reflex digitale può girare la sua personale opera: lungometraggio, documentario o web series che sia.
Contro: Il formato DCP e la sua modalità di trasferimento aumentano le probabilità che i film vengano piratati e trasmessi illegalmente.

Finora il confronto sembra essere molto a favore del digitale, ma per uno spettatore cosa cambia effettivamente? 
Uno spettatore medio (ma anche gli esperti a dire il vero) che va in un cinema per vedersi l’ultima uscita, non riuscirà a distinguere se il film sia stato fatto in modo analogico o digitale; questo perché le differenze a livello di immagine sono davvero minime, a favore del digitale c’è da dire che esso elimina diversi fastidi, come lo sfarfallio, la definizione scarsa, l'usura della stessa, sporcizia e la brusca interruzione per creare un intervallo, che nei film interamente digitali è più studiata e graduale.
Però, volendo anche esaltare la pellicola, il "calore" dell'immagine data da essa sembra essere pressoché irreplicabile a detta dei più (esperti e nostalgici), anzi, non ci sarebbe neanche un tentativo di provare, nel digitale, a dare lo stesso colore e la stessa rotondità di immagine, avendo come risultato un'immagine digitale decisamente più fredda. 

Quindi è una vittoria della produzione digitale?
Su tutti i piani secondo me sì, anche se la pellicola continuerà a rimanere in giro per molto tempo, in quanto registi come Christopher Nolan e vecchi nostalgici, continueranno a preferirla al digitale; sarà un prodotto di nicchia, per pochi eletti, e probabilmente per questo assumerà un valore inestimabile e sarà sempre considerata superiore, ma come disse Manzoni, “ai posteri l’ardua sentenza”.


martedì 5 maggio 2015

A tu per tu col Web: la mia prima esperienza

Il mio primo contatto con Internet  avvenne un po' tardi, verso la terza media: vivendo in un paesino lontano dal mondo intero, suonava più come una bestia leggendaria che come un mezzo per connettere persone, e fino ad allora ne avevo sentito parlare davvero poco, ed ero abbastanza perplesso perché non capivo per nulla la rilevanza che avrebbe avuto negli anni a venire. 

Ricordo che ero a casa di un mio caro amico quando vidi per la prima volta la schermata di Google, sul suo pc a schermo piatto (o al tempo così mi sembrava, dato che gli unici computer che vedevo erano degli scatoloni grigi) e ne fui entusiasta già dal primo istante, perché appena digitò le parole (anche qui adesso devo ricredermi sulla apparente velocità) uscirono un sacco di link contenenti la sua ricerca.  

Ben presto, incuriosito da questo strano mondo, iniziai anch'io a fare i miei primi tentativi di navigazione Web, sempre a casa di amici perché non possedevo di certo un computer a quei tempi.
Capii fin da subito l'importanza e la pericolosità della rete, anche perché mi chiedevo sempre se ci fosse stato qualcuno, in qualche posto lontano, che mi controllasse.
Inizialmente mi interessai a YouTube, perché "scoprii" che potevo vedere video che fino ad allora erano confinati alla televisone o sullo schermo di quelli che erano i cellulari  del "2000". 

Successivamente assieme ad amici caricai alcuni video realizzati da noi in chiave comica, ma che purtroppo ora non si trovano più.
Poco dopo arrivarono i primi Social che trovarono terreno fertile perché era rivoluzionaria l'idea di un sito in grado di collegare e connettere in tempo reale le persone; ovviamente mi iscrissi subito e non appena ne avevo l'occasione (ossia ogniqualvolta andavo dai miei amici) mi immergevo completamente in questo nuovo posto, senza credere in realtà che potesse diventare così ampio e vasto come lo conosciamo oggi: si, parlo di Facebook.
Di lì a poco feci pressione ai miei genitori chiedendo insistentemente di installare un' ADSL perché era ormai diventato necessario avere una connessione personale, sia per lo svago sia perché notai che velocizzava di molto lo studio. 

fonte: Google Immagini
                                       

Poi finalmente verso la seconda liceo anch'io mi "digitalizzai" acquistando un portatile e installando  l' ADSL, continuando ad appassionarmi sempre di più ad Internet, e diventò quasi indispensabile fare almeno una ricerca al giorno.
Internet mi ha permesso, attraverso i Social e i vari siti di mio interesse, di sviluppare un pensiero digitale che mi ha consentito di comprendere (almeno in parte) come funzionano i vari meccanismi del Web, e che non sempre una notizia o un risultato di ricerca appaiono chiari fin da subito, ma che bisogna analizzare con attenzione fino in fondo ciò che andiamo a cercare.
Questa è la storia di come ho conosciuto e di come sto conoscendo Internet, ma è anche una delle tante esperienze che stanno creandosi (sempre prima e molto più frequentemente) in questa rivoluzione digitale, di cui tutti facciamo parte e che tutti dovremmo conoscere sempre di più.
Vi ringrazio per la lettura, stay tuned for more!
Un saluto.

lunedì 4 maggio 2015

Il mio battesimo dell'era digitale...

La mia prima esperienza con Internet avvenne molto tempo fa. Nonostante a casa avessi un PC, che utilizzavo quasi esclusivamente per ascoltare la musica dal lettore multimediale o per divertirmi con i videogames, ero impossibilitato ad entrare nel mondo di Internet a causa di una mancanza di connessione. E quindi il mio appuntamento con Internet avvenne in un altro luogo.

Un luogo abitato da sedie e banchi, in cui ogni uomo impara a vivere e comincia a conoscere il mondo che lo circonda, e forse proprio per questo la mia prima esperienza con internet avvenne proprio in una scuola. Di certo la mia scuola elementare non aveva una connessione a banda larga come quelle che abbiamo quasi tutti noi oggi. Una connessione lentissima con cui ogni ragazzo impiegava dieci minuti solo per aprire un motore di ricerca.

Affianco a questi miei primi momenti nell'ambiente scolastico con la rete, cominciai ad usare internet insieme ai miei cugini, più grandi di me, che avevano già avuto le loro prime esperienze nel mondo della rete e volevano far conoscere anche a me la stessa. Anche a casa dei miei cugini internet non era di certo veloce come lo è oggi. Utilizzavamo il famoso (ma rumorosissimo) modem analogico 56 kbit/sec con cui quasi tutta la mia generazione ha iniziato il suo rapporto con internet. 
(Fonte Immagine: Wikipedia)




In un primo momento a casa mia, ancora non si capiva l'importanza che avrebbe assunto nella vita di ognuno di noi Internet. Infatti all'inizio nonostante io chiedessi ai miei genitori di poter disporre di una connessione, sempre lì disponibile, loro non erano d'accordo, forse perché la rete era vista ancora come un qualcosa di oscuro in cui si poteva incombere in infiniti pericoli, che poteva facilmente colpire un bambino.

Poi finalmente dopo tanto, con l'arrivo di una rete molto più accessibile, anche economicamente parlando, e con delle tecnologie molto più avanzate, arrivo una connessione a banda larga in casa mia con la prima ADSL. Con l'arrivo dell'ADSL era molto più semplice essere sempre in contatto con tutti i miei amici tramite i primi programmi di messaggistica istantanea. Quasi tutto il mio gruppo di amici era su un portale di messaggistica e questo rendeva molto più semplici le conversazioni tra di noi. L'arrivo dell'ADSL facilitò anche la possibilità di avere una quantità di dati ,in locale, superiore, tramite ad esempio lo scambio di dati in “peer to peer”.

Solo successivamente con la scoperta dei social network presenti sulla rete, vennero quasi del tutto abbandonati i vari portali di messaggistica e questo comportò la presenza di tutti sui Social, me compreso. In un primo momento anche i social non venivano visti di buon occhio, perchè si credeva fossero fonte di pericoli. Poi si riuscì a capire l'importanza che questi Social potessero avere nella vita di ognuno di noi e solo allora scoppiò il boom che ha portato i social ad essere ciò che sono oggi.

Da qui è partita la mia personale Rivoluzione Digitale.